Inflazione

L’inflazione a maggio rallenta, attestandosi al +1,4%. Un tasso comunque molto elevato, specialmente in riferimento al tasso di crescita dei beni appartenenti al “carrello della spesa”, vale a dire i prodotti a più alta frequenza di acquisto, che registra una crescita del +1,6%.

Con un livello di inflazione così elevato sono pesanti le ricadute per le famiglie, pari a +414 Euro annui per una famiglia tipo.

Nel dettaglio, preoccupa l’aumento registrato in relazione ai prodotti alimentari.

Nonostante una flessione quasi impercettibile, inoltre, si mantiene elevata la crescita relativa ai beni energetici, pari al +6,5% rispetto a maggio 2016.

Sono questi elementi che rendono particolarmente negativo e dannoso il tasso di inflazione a questi livelli: si tratta, infatti, di aumenti determinati da rincari tariffari, no da un incremento della domanda interna.

Quest’ultima, infatti, soffre ancora delle ripercussioni dettate dell’elevato tasso di disoccupazione, che determinano rinunce e tagli importanti, specialmente per i redditi medio-bassi che risentono in maniera più marcata dell’aumento dei prezzi.

Tale dinamica, già denunciata, desta allarme e preoccupazione: non farà altro, infatti, che aumentare disparità ed intaccare ulteriormente il potere di acquisto delle famiglie.

Per arginare tale rischio il Governo e le autorità competenti sono chiamati a monitorare attentamente l’andamento delle tariffe, sanzionando comportamenti scorretti e non improntati alla trasparenza ed alla concorrenza.

Inoltre è necessario avviare politiche improntate alla crescita ed al sostegno della domanda interna, che si rivelano determinanti in questa fase per scongiurare le conseguenze drammatiche che un tasso di inflazione così ingiustificatamente elevato può determinare sull’intero sistema economico