Commercio: calo drammatico delle vendite su cui pesano misure restrittive.
Crisi e incertezza delle famiglie. Sempre più urgente un piano di rilancio.
Sempre più drammatici i dati delle vendite al dettaglio: a novembre 2020 segnano, secondo i dati resi noti dall’Istat, un calo del 6,9% rispetto ad ottobre in valore e del 7,4% in volume.
Le cose non vanno meglio su base tendenziale: le vendite al dettaglio diminuiscono dell’8,1% in valore e dell’8,4% in volume.
Un dato che senza dubbio risente delle misure restrittive adottate per contenere il contagio da coronavirus, ma che rivela anche un segnale di allarme circa la situazione di forte disagio in cui si trovano le famiglie.
A subire gli effetti della crisi è soprattutto, come prevedibile, il comparto dei beni non alimentari: -13,2% in valore e -13,5% in volume.
È interessante notare come, per quanto riguarda i beni non alimentari, si registrano variazioni tendenziali negative per quasi tutti i gruppi di prodotti ad eccezione delle “dotazioni per l’informatica, telecomunicazioni, telefonia”, che segna invece un aumento del +28,7%, su impulso dello Smart work e della didattica a distanza.
Per quanto riguarda le abitudini circa le modalità di acquisto si consolida la tendenza ad effettuare acquisti online: mentre il valore delle vendite al dettaglio diminuisce sia per la grande distribuzione (-8,3%) sia per le imprese operanti su piccole superfici (-12,5%) non conosce crisi il commercio elettronico, che vede un aumento del +50,2%. Segno, questo, di quanto questa modalità di acquisto si sia radicata tra le abitudini dei consumatori e, proprio per questo, è necessario accelerare la discussione e l’avvio di provvedimenti tesi a garantire maggiormente i diritti degli acquirenti online, soprattutto sul piano della sicurezza dei prodotti.
Osservando nel complesso tali dati risulta evidente quanto sia urgente correre ai ripari, pianificando un piano di intervento in grado di rilanciare lo sviluppo e la crescita del Paese e restituire così certezze ai cittadini disorientati e scoraggiati dalla fase attuale. È necessario effettuare una spesa mirata delle risorse a disposizione, che punti soprattutto allo sviluppo economico e al contrasto delle disuguaglianze esistenti nel Paese a livello sociale ed economico.
In tale contesto è impensabile rifiutare il ricorso al MES, soprattutto alla luce delle criticità del sistema sanitario rilevate da tempo, a cui si aggiungono quelle che sono sotto gli occhi di tutti nel corso dell’attuale pandemia.