BCE, i Consumatori: è un errore aumentare ancora i tassi.
Le associazioni dei consumatori esprimono dissenso rispetto all’aumento dei tassi di interesse deciso dalla BCE. Gli aumenti sono uno strumento inadeguato, dicono i Consumatori, che danneggia cittadini e imprese e non sono efficaci nel contrastare l’attuale crisi economica.
L’intervento sui tassi «non fa altro che appesantire per le PMI e, soprattutto, per le famiglie consumatrici i costi dei prestiti e dei mutui bancari in essere a tasso variabile e dei nuovi finanziamenti attivabili anche a tasso fisso, con l’effetto di aggravare ancora il caro-vita e di frenare gli investimenti privati e con il rischio collaterale di aumentare le possibilità di una recessione».
A firmare una nota congiunta sono 14 associazioni dei consumatori che denunciano come la decisione di aumentare i tassi di interesse assunta dalla BCE, allo scopo di contrastare l’aumento dell’inflazione, comporti un conto salato scaricato sulle spalle dei cittadini consumatori. All’inizio del mese la Banca centrale europea ha infatti deciso di alzare i tessi di interesse di mezzo punto come stretta antinflazione e ha annunciato che intende innalzare i tassi di interesse di altri 50 punti base nella prossima riunione di politica monetaria a marzo.
Per i consumatori sono strumenti inadeguati davanti a una crisi straordinaria.
«La BCE ha scelto di utilizzare il più classico degli strumenti ordinari per affrontare una situazione che, invece, ha caratteristiche del tutto straordinarie – spiegano nella nota congiunta – Infatti, il ripetuto aumento del costo del denaro, promesso dalla governatrice centrale anche per il prossimo futuro, non incide significativamente sulle ragioni della crisi, che sono legate, anzitutto, alla rarefazione dell’offerta di beni primari ed energetici sui mercati internazionali e, quindi, alle gravissime tensioni geo-politiche connesse alla guerra in atto tra Russia e Ucraina, mentre non dipendono da un eccesso di domanda di beni di consumo che prema sulla formazione e sulla concatenazione dei loro prezzi nelle filiere produttive».
I cittadini oggi non hanno in mano una quantità eccessiva di carta moneta da contenere innalzandone il costo, spiegano ancora le associazioni.
«Oggi i consumatori hanno in mano poco da spendere e spendono di conseguenza sempre meno. Uno su quattro di loro vive adesso l’angoscia di non poter soddisfare neppure il fabbisogno alimentare quotidiano e più della metà dichiara che sarebbe travolto dalla necessità di affrontare una spesa straordinaria anche di poche centinaia di euro».
Quello che viene sottolineato e ripreso è l’impatto sul costo di prestiti e mutui dell’intervento deciso dalla BCE. L’azione sui tassi, denunciano i consumatori, non solo «risulta inadatto a contrastare l’inflazione, ma non fa altro che appesantire per le PMI e, soprattutto, per le famiglie consumatrici i costi dei prestiti e dei mutui bancari in essere a tasso variabile e dei nuovi finanziamenti attivabili anche a tasso fisso, con l’effetto di aggravare ancora il caro-vita e di frenare gli investimenti privati e con il rischio collaterale di aumentare le possibilità di una recessione».
Secondo le stime delle associazioni, oggi con riguardo alla sola componente del tasso d’interesse, un mutuo-casa ventennale a tasso variabile di 100 mila euro stipulato sei mesi fa, a giugno 2022 (quando i tassi BCE erano prossimi a zero) costa a una famiglia circa 1.700 euro in più all’anno, con una rata mensile aumentata di oltre 140 euro rispetto alla prima pagata a luglio 2022. Si tratta di una spesa che si somma a tutti gli altri aumenti sui beni di consumo, pari a oltre 3 mila euro in più annui.
Anche per queste ragioni le 14 associazioni (Adiconsum, Adoc, Adusbef, Assoutenti, Casa del consumatore, Centro Tutela Consumatori Utenti, Cittadinanzattiva, Codici, Confconsumatori, Federconsumatori, Lega consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino e Udicon) chiedono alla Presidente Lagarde e a tutti i membri del Comitato esecutivo della BCE di cambiare l’orientamento della politica monetaria attualmente praticata.