Rincari, AIBI: “Mangiare pane non diventerà un lusso”,ma i prezzi saliranno.
Mangiare pane non diventerà un lusso, ma il problema dei rincari esiste ed è impossibile ignorarlo, dicono le aziende dei semilavorati della panificazione, pizzeria e pasticceria. Prima o poi i listini prezzi aumenteranno.
I rincari sul pane e sulle materie prime si portano dietro tanti timori. La paura dei consumatori che temono di dover sopportare un caro pane, pasta e derivati obiettivamente difficile da sostenere. La paura degli esercenti, che hanno già chiesto un tavolo di monitoraggio e temono le conseguenze dell’escalation dei prezzi e ripercussioni ancora maggiori sui prezzi al consumo. La paura generalizzata che tutto si traduca in contrazione dei consumi a Natale. Si temono rincari del 20%. Il mercato dei dolci di Natale vale circa 707 milioni di euro. Con aumenti del 20% a parità di consumo le famiglie dovrebbero pagare circa 140 milioni di euro in più per comprare pandori e panettoni.
Sul tema dei rincari, che esiste e attraversa più comparti perché ormai è trasversale, interviene l’AIBI – Associazione Italia Bakery Ingredients aderente ad ASSITOL, preoccupata dall’incremento costante degli ingredienti per la panificazione.
«Gli aumenti delle materie prime e dei carburanti, purtroppo, sono una realtà – afferma Giovanni Bizzarri, presidente di AIBI – Basta guardare gli indici Fao degli ultimi mesi per comprendere che il pane ed i prodotti da forno, giocoforza, sono le prime ‘vittime’ di questa ondata di rincari».
Un insieme di cause concorre all’aumento dei prezzi (anche se i Consumatori temono eventuali speculazioni). Di certo, secondo l’organizzazione internazionale, nell’ultimo anno i prezzi dei prodotti alimentari hanno subito un incremento del 33%.
Per le materie prime della panificazione va anche peggio: il grano – dicono da AIBI – ha registrato un incremento del 41%, lo zucchero del 50%, mentre gli oli vegetali sono lievitati del 60%. Lo stesso melasso da zucchero, materia base per il lievito, ha visto triplicare il suo costo. Ad influenzare negativamente le quotazioni delle commodities alimentari, il complicato andamento meteorologico dell’ultimo anno, che ha registrato pesanti gelate in Russia, il più importante produttore di grano, il caldo fuori norma e gli incendi in Canada, altro importante fornitore di cereali, e la siccità in India e Brasile, massimi produttori di zucchero».
Aumenti e condizioni climatiche avverse hanno fatto diminuire la produzione e reso più acute le difficoltà di approvvigionamento. Ci sono poi gli aumenti dell’energia. E poi sui prodotti da forno, dicono le aziende, pesano anche i rincari di alluminio e carta, che vanno a incidere sul packaging.
Il tutto si riversa sul costo del pane, che viene segnalato in aumento da più parti, dai panificatori e dalle associazioni dei consumatori. Federconsumatori stima già un rincaro dell’11% sul pane: a ottobre un kg costava in media 3,86 euro contro i 3,47 euro di marzo 2021.
Rincari sul pane, “ancora contenuti” secondo AIBI.
«Abbiamo già notizie di aumenti, seppure contenuti, per alcune tipologie di pane ed in alcune aree del Paese – commenta Bizzarri – La tensione sui mercati delle materie di origine agricola durerà almeno fino agli inizi del prossimo anno e, nel frattempo, gli aumenti delle materie prime si scaricheranno sui prezzi agli operatori i quali, prima o poi, saranno costretti a rivedere i listini».
Insomma: l’onda lunga dei rincari continuerà ancora per qualche mese. E i prezzi finiranno per aumentare. Le aziende dei semilavorati di panificazione, pizzeria e pasticceria si dichiarano impegnate a «mantenere in equilibrio costi, produzione e qualità, consapevoli che il pane è l’alimento base della nostra dieta quotidiana e che la nostra filiera ha un ruolo sociale».
AIBI ribadisce inoltre la volontà di collaborare con tutta la filiera del pane. «Lavoriamo da sempre al fianco dei panificatori – ricorda l’Associazione – anche in questa fase, intendiamo dialogare con i nostri interlocutori storici per individuare soluzioni che mettano in sicurezza il settore ed evitare una crisi dei consumi sotto Natale, il periodo più importante dell’anno per le nostre aziende».