Consumi, il lockdown a Natale brucerebbe 25 miliardi di spesa.
Secondo il rapporto Censis-Confimprese un eventuale lockdown a Natale farebbe perdere 25 miliardi di spesa delle famiglie. Il Natale è considerato l’orizzonte temporale di riferimento per la tenuta psicologica degli italiani
L’asticella è fissata al Natale. La tenuta psicologica degli italiani regge fino alle feste. Ma un eventuale lockdown a Natale farebbe sfumare 25 miliardi di euro di consumi. Tutto questo in un anno che, fra le restrizioni di primavera e quelle successive di queste settimane, si potrebbe chiudere con un crollo dei consumi per un valore complessivo di 229 miliardi di euro, meno 19,5% in termini reali in un anno.
Se crollano i consumi, crolla l’Italia», dice il rapporto Censis-Confimprese «Il valore sociale dei consumi» diffuso oggi.
Quanto reggono ancora gli italiani? La metà di loro, dicono dalla ricerca, è disposta ad accettare il rigore e le restrizioni di questa seconda ondata solo perché convinta che a breve arriverà una cura risolutiva o un vaccino. E questa percentuale è più alta al Sud e fra gli anziani.
Natale è considerato «l’orizzonte massimo di tenuta psicologica degli italiani all’indomani delle nuove restrizioni».
Nel periodo delle feste natalizie, restrizioni paragonabili al lockdown di primavera farebbero sfumare 25 miliardi di euro di spesa delle famiglie – dice il Censis – Con il Natale come deadline di tenuta degli italiani, il tracollo dei consumi è da evitare a ogni costo
.La situazione è molto critica anche perché molte famiglie sono già in crisi economica. Molti hanno già eroso le risorse e i risparmi disponibili.
Già in primavera quasi quattro milioni di famiglie hanno fatto ricorso a prestiti e aiuti da parte di familiari e amici, soprattutto quelle con redditi bassi (il 25%).
Le reti di sostegno informale sono state spremute, ora per chi entra in sofferenza è alto il rischio di ritrovarsi soli – spiega il Censis – Così, paura e incertezza colpiscono maggiormente le persone con i redditi più bassi: il 60,3% di essi (contro il 37,2% medio) taglia i consumi per risparmiare soldi da utilizzare in caso di necessità.
I consumi, quale emergono dalla ricerca, non sono solo acquisto di beni necessari. Quasi sei italiani su dieci li considerano legati al benessere personale. Per il 57,1% degli italiani, dice l’indagine, il benessere soggettivo dipende molto dalla libertà di acquistare i beni e i servizi che si desiderano. Per il 79,4% gli acquisti riflettono la propria identità e i propri valori. Per il 70,3% i consumi sono un pilastro della libertà personale.
Nel frattempo con la pandemia i comportamenti dei consumatori sono cambiati. Gli italiani hanno fatto spese in negozi diversi, hanno cambiato punto vendita (per forza e per scelta), hanno comprato online più spesso e fatto shopping sul web di prodotti che prima acquistavano in negozio. Quasi quattro su dieci dicono che non torneranno alle abitudini di prima.
I consumatori sono diventati più sfuggenti e infedeli: 18 milioni – dice il Censis – hanno modificato i propri comportamenti di acquisto, cambiando negozi o brand di riferimento, gestendo diversamente la spesa, cambiando i criteri di scelta dei luoghi di acquisto. Dall’inizio della pandemia, 13 milioni hanno sostituito i negozi in cui di solito effettuano gli acquisti alimentari. Nel periodo dell’emergenza il 42,7% ha acquistato online prodotti che prima comprava nei negozi fisici, in particolare i giovani (52,2%) e i laureati (47,4%). In generale, dopo il Covid-19 il 38% degli italiani afferma che non tornerà alle vecchie abitudini di consumo.