Spreco alimentare: Italiani più restii del resto del mondo!
Chiedere di portare a casa il cibo avanzato quando si va a mangiare fuori è un comportamento molto diffuso in altri Paesi a partire dagli Stati Uniti dove la doggy-bag è una prassi consolidata per gli stessi Vip.
Un’ abitudine che non ha ancora contagiato capillarmente l’Italia dove permangono molte resistenze, anche se di fronte a questa nuova esigenza la ristorazione si attrezza e in un numero crescente di esercizi, per evitare imbarazzi, si chiede riservatamente al cliente se desidera portare a casa il cibo o anche le bottiglie di vino non finite e si mettono a disposizione confezioni o vaschette ad hoc. Peraltro molte delle porzioni avanzate possono essere consumate a casa semplicemente riscaldandole oppure utilizzate come base per realizzare ottime ricette.
La legge anti sprechi.
In Italia è peraltro in vigore la legge 166/16 sugli sprechi alimentari che tra l’altro “promuove l’utilizzo, da parte degli operatori nel settore della ristorazione, di contenitori riutilizzabili idonei a consentire ai clienti l’asporto degli avanzi di cibo”.
Nonostante la maggiore attenzione, il problema resta però rilevante con gli sprechi domestici che rappresentano in valore ben il 54% del totale e sono superiori a quelli nella ristorazione (21%), nella distribuzione commerciale (15%), nell’agricoltura (8%) e nella trasformazione (2%) per un totale di oltre 15 miliardi che finiscono nel bidone in un anno.
Lo spreco di cibo nelle case degli italiani sale durante l’estate con l’aumento delle temperature che rendono più difficile la conservazione dei cibi.
Tra gli alimenti più colpiti svettano infatti verdura e frutta fresca, seguite da pane fresco, cipolle e aglio, latte e yogurt, formaggi, salse e sughi.
Non si tratta quindi solo di un problema etico. ma che determina anche, conclude la Coldiretti, effetti sul piano economico ed anche ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti.