Rapporto Ocse.
Rapporto Ocse: Italia tra i paesi più vecchi e con più giovani disoccupati
Le nuove generazioni dovranno fronteggiare rischi di disuguaglianza nell’età della vecchiaia più grandi rispetto agli attuali pensionati e, per quanto riguarda le generazioni nate negli anni Sessanta, l’esperienza dell’anzianità cambierà drasticamente. Secondo il nuovo Rapporto OCSE, “Preventing Aging Inequality”, a causa di nuclei familiari di piccole dimensioni, maggiore ineguaglianza durante la vita lavorativa e riforme che hanno tagliato le entrate pensionistiche, alcuni gruppi di persone dovranno affrontare il rischio della povertà.
Il Rapporto sottolinea che nel 1980, su 100 individui in età lavorativa, solo 20 avevano un’età superiore ai 65 anni, dal 2015, questo numero è arrivato a 28 e dal 2050 si stima che potrebbe quasi raddoppiare, sfiorando quota 53. Molti paesi OCSE ed economie emergenti stanno invecchiando molto velocemente; allo stesso tempo, stanno aumentando le disuguaglianze tra una generazione e l’atra.
Gli anziani di domani vivranno più a lungo ma molti saranno stati disoccupati in diversi momenti della loro vita lavorativa e avranno guadagnato stipendi più bassi, mentre altri avranno goduto di percorsi più alti e stabili.
Le disuguaglianze riguardo a istruzione, salute, occupazione e entrate economiche cominciano fin dall’età più giovane. Secondo il Rapporto, un 25enne laureato ha un’aspettativa di vita di quasi 8 anni in più rispetto a un suo coetaneo con un livello di istruzione più basso. In tutte le fasce d’età, infatti, coloro che non godono di buona salute lavorano meno e guadagnano meno. A fine carriera lavorativa, la cattiva salute riduce l’aspettativa di vita di un uomo con un basso titolo di studio del 33%
L’Italia è uno dei paesi più vecchi dell’Ocse ma sarà ancora più vecchio nei prossimi anni arrivando nel 2050 ad avere, ogni 100 persone che hanno tra i 20 e i 64 anni, altre 74 over 65. L’Ocse segnala che i giovani italiani sempre di più sono intrappolati in lavori “non standard” e trovano difficoltà ad avere un lavoro stabile nel mercato.
Il tasso di occupazione tra le persone tra i 55 e i 64 anni è cresciuto di 23 punti tra il 2000 e il 2016 mentre quello dei giovani è diminuito di 11 punti. I redditi di coloro che hanno tra i 60 e i 64 anni in Italia negli ultimi 30 anni sono cresciuti in media del 25% in più rispetto alla fascia di età tra i 30 e i 34 anni a fronte di un gap medio nei paesi Ocse nello stesso periodo del 13%. La povertà relativa in Italia è cresciuta per le generazioni giovani mentre è diminuita per gli anziani.
Secondo il Rapporto Ocse, i redditi di coloro che hanno tra i 60 e i 64 anni in Italia negli ultimi 30 anni sono cresciuti in media del 25% in più rispetto alla fascia di età tra i 30 e i 34 anni. La povertà relativa in Italia è cresciuta per le generazioni giovani mentre è diminuita per gli anziani.
Questi dati attestano che in questi anni di crisi sono aumentate le disuguaglianze e le disparità tra i redditi. Un fatto grave che attesta l’inefficienza del nostro Stato sociale, visto che è proprio durante i periodi di recessione e di difficoltà che andrebbero garantiti e forniti diritti e servizi sociali a chi ne ha più bisogno.