Crollo delle nascite

Crisi economica, ma non solo. Sono molteplici le cause che, ancora una volta, portano a una contrazione delle nascite. Lo dimostrano i dati Istat secondo cui, al 1° gennaio 2017, la popolazione italiana è composta da 60 milioni e 579.000 residenti. Il saldo, rispetto all’anno precedente, è di 86.000 in meno (-1,4 per mille). Per quanto riguarda la natalità – anzi, la denatalità – il picco negativo del 2015, con 486.000 nuovi nati, è stato superato nel 2016, quando è andata ancora peggio: i neonati sono stati 474.000. È il minimo storico di nascite in Italia.
La riduzione delle nascite è stata del 2,4% e riguarda tutto il territorio nazionale, unica eccezione la Provincia di Bolzano che  ha un incremento del 3,2%. Il numero medio di figli per donna, in calo per il sesto anno consecutivo, si ferma a 1,34.
 Il calo delle nascite è iniziato 40 anni fa e si chiama depressione della natalità: diminuiscono le donne fertili ed è naturale che diminuiscano le nascite. Per quanto riguarda i motivi politici, in Italia sono ancora del tutto inadeguate le misure a sostegno delle famiglie: sgravi fiscali, bonus una tantum come gli 800 euro per le neomamme, doposcuola e trasporti a prezzi adeguati.  Poco molto poco che non cambia la vita delle famiglie, sempre con l’acqua alla gola in termini economici.
 Altro aspetto che contribuisce al calo delle nascite è  l’insicurezza economica! da troppi anni il nostro paese è attanagliato da una pesante disoccupazione giovanile che ogni tanto diminuisce per effetto di qualche misura ad hoc, ma poi torna a crollare.  Questa pesante situazione porta molte donne alla decisione di non avere figli o di limitarsi a un figlio o al massimo due, perché pensano: che farà quando sarà grande?  Quale futuro sono in grado di garantirgli? Purtroppo non riescono a vedere una prospettiva futura, perché chi governa non è in grado di dare speranza in particolare proprio alle nuove generazioni
 I giovani, i bambini, sono una risorsa, ma vengono penalizzati sempre di più. Chi governa al di là del colore politico dovrebbe porsi il problema che con gradualità colpirà il nostro paese: una società di persone anziane, come quella verso cui ci stiamo avviando, avrà gravi problemi, la speranza di vita in Italia alla nascita è di 80,7 anni per gli uomini e 85,6 per le donne, dati entrambi superiori alla media europea, che è di 78,1 e 83,6. Quindi  più malattie, e  di fatto spesa sanitaria elevatissima, stato sociale sempre meno sociale o addirittura assente per mancanza di budget e pensioni che non potranno essere pagate. La combinazione tra aumento della vita media e decremento del tasso di fecondità genera un indice di vecchiaia alle stelle in Italia, per lungo tempo il più alto del mondo. Ma cos’è l’indice di vecchiaia? È il rapporto tra popolazione over 65 e popolazione in età lavorativa, cioè tra i 15 e i 64 anni. Si esprime ponendo a 100 la quota degli adulti in età lavorativa. In sostanza, più è alto il dato, peggio è.
I risultati sono per noi sconcertanti: ogni 100 persone in età lavorativa ci sono in Italia 33,1 persone oltre i 65 anni. Si tratta del dato peggiore d’Europa (28,1 è il dato medio europeo). I paesi dove questo rapporto è migliore sono Slovacchia (19), Irlanda (19,3) e Cipro (19,9).
 Non abbiamo un futuro roseo davanti a noi!  purtroppo la grande litigiosità dei politici italiani li porta a guardare la pagliuzza nell’occhio degli altri e a non vedere la trave che hanno nei loro occhi (Matteo 7:3-5) che gli impedisce di vedere la realtà quotidiana di un paese che invecchia lasciando culle vuote e prospettive di vita per il futuro poco brillanti per la mancanza di politiche tese al rilancio dell’occupazione in particolare giovanile.