Frodi agroalimentari “Operazione Mela avvelenata”

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Sedici tonnellate e mezzo di prodotti usati in agricoltura convenzionale, biologica e biodinamica venduti in 133 attività commerciali di tutta Italia, da nord a sud. È quanto hanno sequestrato gli uomini del comando provinciale di Cagliari della guardia di finanza che, con i funzionari dell’Ispettorato contro le frodi agroalimentari del ministero delle Politiche agricole, hanno collaborato all’operazione “Mela avvelenata” accertando anche che, in commercio, sono state immesse altre 90 tonnellate di prodotti non conformi alle leggi per un valore di 7 milioni di EU

Per la procura del capoluogo sardo, si tratta di preparati “altamente pericolosi per la salute pubblica” e più nello specifico si tratta di “insetticidi, fungicidi e nematodici ottenuti da estratti vegetali e/o prodotti derivanti dalla sophora plavescens”, specie vegetale diffusa soprattutto in Asia, in Oceania, nelle isole del Pacifico e che viene impiegata nella medicina tradizionale cinese. Ma nel caso di “Mela avvelenata”, iniziata nell’estate del 2014, c’è ben poco di curativo: lo dimostrano infatti precedenti sequestri da 70 tonnellate complessive riconducibili sempre alla stessa attività investigativa.

I campioni sottoposti alle analisi di un laboratorio specializzato, l’Icqrf di Catania, hanno infatti consentito di verificare la presenza di una neurotossina che si chiama “Matrina”. Si tratta di una sostanza non vendibile in Europa perché, per quanto d’origine vegetale, ha effetti simili a quelli dell’ormai vietatissimo Ddt, dei carbammati, dei fosforganici e dei cloro derivati. I prodotti sequestrati tra l’estate scorsa e oggi si presentano sia in stato solido che liquido e per la maggior parte vengono importati dalla Cina (ma niente a che vedere con la medicina tradizionale, in questo caso) e l’India. Quindi, una volta presenti in Italia, due società, una di Milano e un’altra della provincia di Cagliari, hanno provveduto a far circolare i preparati in tutto il territorio nazionale.