Equo compenso,associazioni dei consumatori sul piede di guerra!
Quanto peserà l’equo compenso sui dispositivi tecnologici? Fino a 5,20 euro per uno smartphone, a 9 euro per una chiavetta Usb e a 20 euro per un hard disk (il calcolo dipende dalla capacità di memorizzazione dei dispositivi ed è crescente).
Questi sono gli aumenti decisi dalle nuove tabelle sull’equo compenso, pubblicate ieri in Gazzetta Ufficiale e relative alla tutela del diritto d’autore sui dispositivi contenenti una memoria.
Le associazioni dei consumatori sono sul piede di guerra.
Il ministro per i Beni e le Attività Culturali Franceschini ha firmato il decreto che aumenta l’equo compenso, un sovrapprezzo su svariati dispositivi tecnologici che è destinato ad arricchire, di fatto, solo le casse della Siae. Si tratta di una vera e propria tassa su smartphone e tablet che passano entrambi a 4 euro, e che andrà ad appesantire la spesa dei consumatori italiani per dispositivi e strumenti tecnologici per oltre 100 milioni di euro l’anno.
Secondo il Ministero, gli aumenti dovrebbero essere assorbiti dalle stesse case produttrici ma di questo non sono per niente convinti i consumatori: non c’è nessuna garanzia che i rincari non siano invece scaricati sui prezzi finali delle apparecchiature tecnologiche, dagli smartphone ai PC, dalle televisioni alle chiavette Usb. Nel dettaglio, il compenso è fissato in 0,50 centesimi di euro per i cellulari senza touchscreen (ormai ben pochi) mentre per gli smartphone l’equo compenso è fissato in 3 euro fino a 8 GB, 4 euro da 8 GB a 16 GB, 4,80 euro da 16 GB a 32 GB e 5,20 euro sopra i 32 GB.
Per le chiavette USB la soglia sotto la quale non si paga nulla è invece di 256 MB, poi si pagano 0,10 euro fino a 1 GB e 0,10 euro per ogni GB successivo al primo.
Per le schede di memoria si paga fino a un massimo di 5 euro, per le chiavette Usb fino a 9 euro.
Gli hard disk esterni costano 1 centesimo a GB, fino a un massimo di 20 euro, mentre per la tv con funzione di registrazione il compenso è fissato in 4 euro.
Le nuove tariffe sull’equo compenso in realtà riaccendono le polemiche sulla logica stessa della tassa, che dovrebbe compensare chi detiene il copyright sulle copie private, quindi il diritto d’autore tutelato dalla Siae: le abitudini dei consumatori sono però cambiate negli anni e sono ad esempio pochi coloro che fanno copie private di musica, preferendo ascoltare la musica in streaming o acquistarla in formato digitale. Se poi, si acquista musica in modo legale, sul materiale è già presente una parte dovuta alla Siae per cui si realizzerebbe una sorta di doppia tassazione, senza contare che si pagherà l’equo compenso anche se il personal computer o la chiavetta Usb sono utilizzate solo per conservare le fotografie di famiglia.