Rincari e consumi, le bollette svuotano le tasche ma la paura riempie le dispense.
Nove italiani su dieci tagliano le spese per fronteggiare l’aumento delle bollette. La paura spinge quasi un consumatore su due a riempire le dispense di scorte alimentari.
Indagine Ipsos-Confesercenti su rincari e consumi
Le bollette dell’energia svuotano le tasche delle famiglie ma la paura riempie le dispense di pasta e alimenti in scatola. Non ci sono ragioni per fare accaparramento e scorta oltre i limiti, però quasi un italiano su due sta valutando (oppure lo ha già fatto) di fare scorte di beni primari, per paura dell’inflazione e di non trovarli più al supermercato. Sei consumatori su dieci fra quanti hanno fatto o faranno scorte pensano infatti che i prezzi aumenteranno, mentre quasi quattro su dieci hanno paura di scaffali vuoti. È il primo effetto delle tensioni su prezzi e materie prime collegate alla guerra in Ucraina. Con la guerra sono infatti arrivate segnalazioni di corse all’acquisto di beni nei supermercati d’Italia.
È quanto emerge da un sondaggio fatto da Ipsos per Confesercenti e diffuso qualche giorno fa. 9 italiani su dieci, dice l’indagine, tagliano le spese per fronteggiare l’aumento delle bollette dell’energia (che sono incomprimibili, evidenzia Confesercenti). Cadono prima degli altri i consumi fuori casa: si dimezza il budget per ristoranti e bar, ma anche per abbigliamento e viaggi, per l’intrattenimento e le spese legate alla tecnologia.
«I consumi energetici sono praticamente incomprimibili e la stangata in arrivo sulle bollette ridurrà di circa 54 miliardi i consumi sulle altre voci di spesa – dice Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti – Bisogna inoltre agire anche in sede europea con provvedimenti volti a gestire la crisi energetica attraverso un tetto ai prezzi delle importazioni della materia prima. Il conflitto in Ucraina e la corsa di luce e gas stanno generando aspettative negative e, in alcune fasce di popolazione, dei veri e propri allarmismi irrazionali».
L’assalto agli scaffali non è necessario. Eppure è un fenomeno che si è già verificato.
Proprio mentre procedono al taglio delle spese per far fronte alla stangata energetica – dice l’indagine Ipsos-Confesercenti – quasi un italiano su due (il 49% in media, con punte del 57% al sud) ammette di stare valutando – o addirittura di aver già fatto – scorte di beni primari. Obiettivo dell’assalto agli scaffali di discount e negozi alimentari soprattutto pasta e riso, indicati dal 66% di chi valuta scorte, ma anche prodotti in scatola (48%), legumi (41%), acqua e bevande (36%), surgelati (28%) e medicine (26%)».
A spingere all’accaparramento è il timore di un forte aumento dei prezzi in arrivo sull’onda del conflitto russo-ucraino (61%) o addirittura di un’interruzione delle forniture di beni primari (39%).
Con le bollette in salita e i rincari che già ci sono stati o ci saranno ancora, scendono i consumi. Solo il 9% degli intervistati affronterà il caro bollette senza prevedere tagli. Il 91% adotterà qualche strategia di risparmio, arrivando a tagliare in media il 55% del budget previsto per le altre spese, quota che sale al 59% nelle regioni del Sud e delle Isole. Si tagliano soprattutto consumi e spese non essenziali e fuori casa: ristoranti, bar, viaggi, abbigliamento.
In cima alla classifica della revisione di spesa dei nostri concittadini, ci sono le consumazioni nei ristoranti, indicate come voce da tagliare dal 67%. Seguono abbigliamento e accessori (53%) e Bar (49%). Ma a soffrire è anche il turismo: il 47% indica la volontà di ridurre il budget per le vacanze, mentre un ulteriore 37% taglierà anche i viaggi brevi, con meno di due pernottamenti fuori casa. Inevitabilmente, la scure dello spending review cala anche su attività di intrattenimento (spettacoli, musica, videogiochi, ‘tagliati’ dal 47%), acquisti di tecnologia (38%) e spostamenti con mezzi privati (35%).
Va sottolineato che, nell’elenco delle voci da tagliare, per i consumatori rientrano anche libri e cultura, abbonamenti streaming e telefono, spesa alimentare (23%).