Cura degli animali, i veterinari possono prescrivere farmaci a uso umano.
Con il decreto firmato dal Ministro della Salute Speranza, da ieri 24 maggio i veterinari possono prescrivere anche farmaci equivalenti a uso umano per la cura degli animali domestici. OIPA: circa il 40% delle famiglie potrà risparmiare fino al 90% per alcune patologie.
Gli animali domestici potranno quindi essere curati, su prescrizione veterinaria, anche con farmaci equivalenti a uso umano, più economici ma di uguale efficacia. È quanto previsto dal decreto firmato dal Ministro della Salute Speranza, pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
In attuazione dell’art. 10-bis del decreto legislativo 6 aprile2 006, n. 193 , si legge all’art.1, comma 3 , il medicinale per uso umano potrà essere prescritto sulla base della miglior convenienza economica dell’acquirente per il trattamento dell’animale in cura e di cui l’acquirente sia proprietario o detentore, e comunque soltanto a condizione che tale medicinale contenga il medesimo principio attivo del medicinale veterinario indicato per il trattamento dell’animale in cura.
Cura degli animali, con farmaci a uso umano si risparmia fino al 90%
A beneficiarne, ricorda l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), circa il 40% delle famiglie, che potrà risparmiare fino al 90% per alcune patologie animali.
Oipa ricorda, infatti, che i medicinali veterinari hanno un costo alto, che, talvolta, rende difficile a volontari e famiglie prendersi cura dei propri animali, dovendo pagare farmaci i cui equivalenti a uso umano sono meno costosi.
Il randagismo è combattuto ogni giorno da chi adotta un animale dai canili e dai gattili e dai gestori dei rifugi, osserva il presidente dell’Oipa, Massimo Comparotto.
Nelle more di qualche amministrazione pubblica che non gestisce a dovere questa piaga sociale, appariva davvero iniquo continuare a penalizzare chi adotta un animale o ne ha cura nelle strutture di ricovero o nelle colonie feline.
Il legislatore colma una lacuna e, in attesa di un generale abbassamento dei prezzi della sanità animale, consentirà ai veterinari di prescrivere farmaci equivalenti a uso umano, molto meno onerosi».
Critico, invece, il giudizio di ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani).
Non basterà la parità del principio attivo per poter prescrivere il medicinale ad uso umano che costa meno, spiega, Il decreto costringe il medico veterinario ad uno slalom prescrittivo fra paletti, limitazioni e divieti che di fatto vanificano il principio della miglior convenienza economica dell’acquirente.
Infatti, prosegue a parità di principio attivo, fra medicinale veterinario e medicinale ad uso umano, quest’ultimo potrà essere prescritto solamente in presenza di ulteriori pre-condizioni, come ad esempio la circostanza che l’uso del medicinale veterinario sia rischioso o controindicato per l’animale in cura.
Secondo ANMVI, dunque, vi sono in realtà forti limitazioni di accesso al medicinale ad uso umano.
Non solo, sottolinea, perché l’AIFA potrà precluderlo alla prescrizione veterinaria (una novità assoluta), ma anche perché vengono vietate all’impiego veterinario alcune classi di medicinali antibiotici ad uso umano.
Per quanto riguarda gli antibiotici non vietati, l’associazione spiega che al Medico Veterinario si impone in questi casi l’obbligo del test di sensibilità, una verifica che può richiedere fino a sette giorni e che, sottolinea, rischia di ritardare il trattamento di infezioni gravi negli animali da compagnia. Per questo, la Veterinaria europea chiede di sviluppare test rapidi.